Ciao,
hai appena ricevuto nella tua casella mail il numero tre di Plutocratica Sicumera, una newsletter completamente dedicata al fumetto. Se ti sei iscritto, lo hai fatto perché probabilmente ci conosciamo, oppure mi segui su Twitter e hai trovato interessante questa iniziativa. Ti ringrazio per la fiducia e per la compagnia, se hai qualcosa da segnalarmi (o ci tieni a salutarmi) puoi rispondere direttamente a questa mail.
Agosto è finito, Settembre è iniziato. Come hai passato le vacanze? Come hai affrontato il rientro al lavoro? Io le ferie le ho dovute salutare un bel po’ di tempo fa, ho impiegato il mese lavorando in modalità risparmio energetico e organizzando il mio trasloco, tra una gita al fiume e una in montagna.
Questo numero arriva incredibilmente in ritardo per una buona ragione: era venuto davvero troppo lungo e ho dovuto limarlo un pochetto. Come forse hai già capito, sarà monografico perché si parlerà di paperi. Poteva mai una newsletter che nasce su solide fondamenta disneyane ignorare uno dei ritorni più attesi dell’Autunno?
Lo scorso 12 Agosto, infatti, il canale americano Disney XD ha trasmesso in anteprima mondiale l’episodio pilota del reboot 2017 di DuckTales, annunciato circa due anni fa. Prima di proseguire, dai un’occhiata al trailer:
Te la ricordi invece la vecchia sigla? Faceva più o meno così:
Prima di fare un altro passo avanti, però, ne facciamo qualcuno indietro, quindi occhio che sta per arrivare una di quelle premesse che mi piace tanto fare.
Ho deciso di incentrare completamente questo numero della newsletter su DuckTales perché è la serie TV a cartoni animati che, più di altre, ha segnato tutto il segnabile possibile della mia infanzia e che ha radicato in me l’incontrastato mito per il personaggio di Zio Paperone. Che fosse il mio personaggio Disney preferito probabilmente lo avevi capito già dal numero zero quando ti spiegavo della nascita di Plutocratica Sicumera; quello che forse non sai è che negli anni ho onorato lo “Zione” collezionando più o meno tutto ciò che lo raffigurava e che mi capitava a tiro, e grazie a Internet e alle community di appassionati, in particolare il forum del Papersera e La Tana del Sollazzo, ho scoperto di non essere sola.
È probabile che sia da ricondurre a ciò anche la genesi del mio atavico amore per la Scozia, perfettamente riassunti in questo Paperone by Stefano Turconi che campeggia nella mia stanza:
Altro fulgido esempio d’amore: ecco uno dei tanti peluche collezionati negli anni, qui ritratto in compagnia dell’altro personaggio Disney del mio cuore, Pippo.
Non vorrei dirlo, ma sono passati trent’anni
L’America conosce DuckTales il 18 Settembre 1987, in Italia sarebbe stato trasmesso dalla Rai solo un anno dopo e io sarei nata solo nel Marzo del 1989: il caso ha voluto che mio padre quell’anno acquistasse il primo videoregistratore della sua vita e, per testarne il funzionamento, registrasse cose a caso. Così mi sono ritrovata, e probabilmente mi ritrovo ancora oggi anche se non saprei più dire in quale casa di quale regione, la maggior parte degli episodi di DuckTales su VHS talmente pesanti che sarebbero in grado di uccidere se lanciati contro qualcuno o qualcosa.
Di per sé DuckTales segna un vero e proprio punto di svolta nel mercato dell’entertainment televisivo di breve durata, in cui la Disney aveva tentato l’approccio qualche anno prima. Dopo la conclusione della serie con il centesimo episodio trasmesso nel 1990 e la produzione nello stesso anno del lungometraggio Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta, ciò che rimase furono tanti bei ricordi nelle nostre testoline e una serie di gadget come i videogiochi per le console del periodo (Nintendo NES e Game Boy, Commodore, Amiga) e qualche puzzle.
Nostaglia marketing or not nostalgia marketing?
E a proposito di videogiochi, chissà se la genesi di questo reboot sia in parte da ricercare nel videogioco DuckTales: Remastered? Nel 2013 Capcom e la software house Wayforward rimisero in pista la versione remastered, appunto, del platform game DuckTales uscito in Europa nel 1990.
Noi (quasi) trentenni nostalgici lo salutammo in modo caloroso, ingolositi dal bellissimo character design bidimensionale terribilmente fumettoso e dal fatto che Wayforward si era già occupata di un altro videogioco Disney molto apprezzato, cioè Epic Mickey. Dopo vent'anni e oltre finalmente non dovevamo più pregare i nostri genitori per farcelo regalare a Natale o aspettare il compleanno. Non entrerò ulteriormente nel merito del videogioco, campo di interesse di solito appannaggio del mio valoroso quanto filosofeggiante fratello.
Poi, nel 2015, l’annuncio del reboot.
Ciò che ricordo distintamente di quell’annuncio fu il coro di dissenso e piagnisteo che ne è seguito. Si sa, il tempo è un gentiluomo che abbellisce i ricordi e anche un prodotto dalla qualità tecnica piuttosto mediocre come la serie classica di DuckTales ai nostri occhi è parso un intoccabile capolavoro dell’animazione. La polemica toccò punti piuttosto triti come «non sanno più cosa inventarsi e quindi ripescano le vecchie glorie».
Dalla prima notizia a oggi è successo poco, nel senso che rivisto oggi ho l’impressione che l’hype riservato sia stato piuttosto composto, nonostante la reazione dei trentenni nostalgici di cui sopra sia invece stata prevedibilmente scomposta: il nuovo character design dei personaggi è stato ovviamente il punto cruciale, subito amato e odiato; sono poi stati resi noti i personaggi che sarebbero comparsi nella serie, un fronte che di novità ne ha portate poche ma molto interessanti, ed è stato annunciato il cast dei doppiatori originali, scoprendo così che per Zio Paperone la voce sarebbe quella di uno scozzese D.O.C., cioè David Tennant.
Noto al grande pubblico per aver impersonato il decimo Dottore in Doctor Who e il villain Kilgrave nella serie TV di Netflix Marvel’s Jessica Jones, passando per la parte di Barty Crouch Jr. in Harry Potter e il Calice di Fuoco, Tennant è anche un formidabile attore di teatro: ha recitato tra le altre cose con la Royal Shakespeare Company e io ho avuto la fortuna di assistere a una delle messe in scena del Richard II al Barbican di Londra. Non ti sto a dire che Doctor Who è una delle mie serie TV preferite di tutti i tempi e che la sua versione del Dottore è al primo posto nel mio personale Olimpo dei Dottori.
Per deformazione professionale, ho poi seguito la campagna del lancio sui social network e non nascondo una certa perplessità. Una pagina Facebook dedicata a DuckTales era stata creata nel 2012, mi verrebbe da dire in modo ufficioso e reclamata ufficialmente solo in un secondo momento. Ho questa sensazione perché c’è un filo di incoerenza che corre in questi anni, tra ciò che veniva pubblicato agli inizi e ciò che è stato pubblicato a partire dal 2014. I contenuti sono principalmente rimasticazioni di cose altrui come link ad articoli, quiz, qualche immagine della serie classica e del videogioco poi. Il teasing del reboot inizia ufficialmente nei primi mesi del 2016 ed è proseguito senza particolari guizzi di originalità, strizzando l’occhietto languido a tutti i ragazzi cresciuti negli anni Novanta.
Esiste poi un account Instagram, aperto a fine 2016 (in contemporanea con l’annuncio del cast di doppiatori) insieme a Twitter, unico posto finora in cui è menzionato l’hashtag ufficiale, cioè un generalissimo #DuckTales.
Questi tre canali proseguono però con la programmazione in parallelo, nel senso che uno stesso contenuto viene pubblicato su Facebook, Twitter e Instagram nello stesso giorno e negli stessi identici orari. Nonostante questo modo di procedere non proprio da manuale, le pagine crescono ovviamente da sole: 2.122.605 fan su Facebook, 14.300 follower su Twitter (da Ottobre 2016, 119 tweet) e circa 12.300 follower su Instagram (da Novembre 2016, 59 post). Il resto della serie arriverà il 23 Settembre negli Stati Uniti, mentre in Italia è già stata annunciata per l’Autunno. Da Marzo 2017, inoltre, sappiamo anche che sarà prevista una seconda stagione.
DuckTales 2017, un paio di istruzioni per la visione
Se anche tu come me non aspetterai la versione italiana, ecco una piccola legenda ai nomi originali dei personaggi accompagnata da qualche curiosità:
Zio Paperone / Paperon de’ Paperoni: Uncle Scrooge / Scrooge McDuck;
Paolino Paperino: Donald Duck;
Qui, Quo e Qua: Huey, Dewey e Louie;
Gaia: Webby;
Jet McQuack: Launchpad McQuack;
Cuoredipietra Famedoro: Flintheart Glomgold;
Non sono ancora apparsi, ma erano presenti nella serie classica di DuckTales e appariranno in seguito:
Archimede Pitagorico: Gyro Gearloose;
Piccola nota di patriottismo: la lampadina robot aiutante di Archimede (e da me spasmodicamente bramata in versione pupazzetto) è conosciuta in Italia con il nome di Edi, omaggio a Edison probabilmente ideato dallo sceneggiatore Guido Martina. In originale, invece, è conosciuto con l’anonimo nomino di Little Helper, quando non addirittura Helper;Amelia, la fattucchiera che ammalia: Magica de Spell;
L’animale aiutante di Amelia è un corvo da noi conosciuto come Gennarino. Qui abbiamo un caso in cui fumetto e cartone animato prendono due strade differenti: in originale, infatti, il nome è Ratface, nei DuckTales è stato invece chiamato Poe (ovvio omaggio a Edgar Allan Poe) e passato da semplice aiutante a vero e proprio fratello di Amelia, trasfigurato in un corvo. L’unico modo per far tornare normale il fratello è rubare la Numero Uno di Paperone e utilizzarla come elemento base di un incantesimo. A voler essere filologicamente corretti, però, cioè seguendo i dettami del buon Carl Barks, Amelia vuole il decino solo perché grazie alla prima moneta guadagnata dalla persona più ricca dell’intero pianeta sarà in grado di completare un incantesimo che la trasformerebbe in Re Mida. Al di là di ciò, in ogni caso, sono curiosa di sapere se nel doppiaggio verrà utilizzato un inglese più italianizzato: Amelia, infatti, dovrebbe parlare con accento campano dal momento che Carl Barks la collocò in una casetta sulle pendici del Vesuvio e ne disegnò le fattezze ispirandosi a Gina Lollobrigida e Sophia Loren;La Banda Bassotti: The Beagle Boys (con tutti i vari personaggi che faranno “di cognome” Bass come nella serie del 1987);
Gastone Paperone: Gladstone Gander;
Fenton Paperconchiglia / Robopap: Fenton Crackshell / Gizmoduck, il papero robot chiaramente ispirato a Robocop;
La città di Paperopoli è in originale Duckburg, collocata nello stato immaginario del Calisota;
Inoltre, per completare il crossover tra le serie TV a tema papero, è stata anche annunciata la presenza di Darkwing Duck.
Insomma, tutti i personaggi che abbiamo imparato a conoscere e amare sono già stati confermati e Paperino, quasi inesistente nella serie del 1987, avrà questa volta la sua rivincita, preannunciando un ruolo di comprimario.
DuckTales 2017 ovvero Young Lavinia vs. Old Lavinia
Ho guardato la prima puntata armata di sottotitoli rigorosamente in inglese, come sono solita fare tutte le volte che vedo una serie TV in lingua originale. Nonostante negli anni abbia rivisto diverse volte i DuckTales del 1987 ammetto di averlo fatto sempre in italiano, per una visione amarcord e interamente fine a se stessa.
Comincio con un’affermazione forte: trovo fantastico il character design. Una maggiore aderenza a uno stile di disegno Barks-oriented o comunque classico sarebbe stato sicuramente molto toccante da vedere, ma probabilmente avrebbe definitivamente stroncato il dinamismo e il senso d’avventura che questo nuovo design intende restituire alla serie. L’episodio pilota, infatti, prosegue con un ritmo piuttosto serrato, nella trama e nei movimenti stessi dei personaggi, che si muovono sì in modo caotico da un punto all’altro dello schermo, ma senza risultare spezzato. E poi, diciamoci la verità: che razza di reboot sarebbe stato se il character design fosse rimasto immutato? In fondo la Disney ci piace anche perché perfettamente in grado di permettersi tutte le sperimentazioni che vuole, in campo di animazione, design e sceneggiatura.
Paperone qui è molto più protagonista (o, almeno, lo è in modo più consapevole) rispetto a quanto non lo fosse già nella serie classica, questo perché dal 1990 a oggi la letteratura dedicata al personaggio si è arricchita parecchio e con pezzi da novanta: non è più possibile prescindere da The Life and Times of $crooge McDuck di Don Rosa, pubblicato per la prima volta a partire dal 1992, da noi conosciuto con il titolo di La $aga di Paperon de’ Paperoni e apparso nel 1995 sulla rivista Zio Paperone. Per quanto Don Rosa sia uno degli autori che più che mai divide il fandom (e non solo), è impossibile non riconoscergli un certo merito nel completare la figura di questo personaggio: il suo Paperone è il giovane scozzese emigrato nell’America in piena corsa all’oro, che si sposta a cavallo attraverso gli Stati Uniti più rozzi e selvaggi e che ogni giorno fa i conti con la miseria, con personaggi subdoli e altri avventurieri in cerca di fortuna. È un corpus di storie che secondo me si affianca in modo egregio a quello barksiano e contribuisce in modo davvero definitivo a consegnare al mito il personaggio.
È proprio il “mito” per lo Zione («big deal», come viene apostrofato) che fa da base ai rapporti con i nipotini. La rappresentazione di Qui, Quo e Qua è finalmente innovativa: i tre paperotti hanno caratteri marcatamente differenti, oltre a distinguersi per vestiti e pettinature. Un tentativo che mi ha un po’ ricordato quello di un’altra serie TV, ovvero Quack Pack (1996). Qui i tre nipotini non solo erano diversi tra loro nell’abbigliamento, ma erano addirittura ritratti come adolescenti un po’ scalmanati:
Non sono sicura, tuttavia, che gli autori di DuckTales 2017 abbiano anche attinto a quella che in fondo era una serie TV alquanto dimenticabile, ed è molto più probabile che la mia sia una semplice suggestione dovuta al fatto che gli anni d’oro della televisione disneyana hanno coinciso più o meno con la mia infanzia, tale per cui ho davvero visto e fagocitato tutto ciò che veniva trasmesso in quel periodo.
Lo stesso restyling di Qui, Quo e Qua travolge - è il caso di dirlo - anche il personaggio di Gaia, che nella serie classica doveva la sua caratterizzazione a Emy, Evy ed Ely, le tre nipotine di Paperina. Nel reboot Gaia è una paperetta attivissima ed entusiasta, fanatica al punto da essere diventata la memoria storica delle avventure di Paperone, di cui conosce ogni gesta, con il sogno di poter essere a sua volta protagonista.
Un altro elemento di novità, e che contribuisce al cliffhanger potentissimo che conclude l’episodio, è dato dai rapporti tra Paperino e lo Zione: mentre nella serie classica, come accennavo, il papero più famoso del mondo fu del tutto dimenticato, qui viene coinvolto attivamente, favoleggiando un tempo in cui Paperone era un grande avventuriero e il nipote la sua spalla (mossa d’altronde assolutamente coerente con le storie di Carl Barks).
Last but not least, la puntata è un tripudio di scottishness, tra la voce prestata da David Tennant e il più marcato accento scozzese di Cuoredipietra Famedoro, unico personaggio di cui ancora non si percepisce lo sviluppo, se non quello canonico di villain che mette i bastoni tra le ruote a Paperone.
E ora qualcosa di mostruosamente vicino a uno spoiler
Tra le novità più o meno universalmente accolte con un applauso c’è il tentativo di recupero dell’albero genealogico dei paperi, anch’esso ideato da Don Rosa. Il pilota si conclude dunque con Quo che vede una figura femminile nel quadro in cui sono raffigurati Paperone e Paperino combattere fianco a fianco contro un corsaro. Si tratta nientepopòdimenoche di Della Duck, sorella di Paperino e madre di Qui, Quo e Qua.
DuckTales 2017, le prime impressioni
La maggior parte dei portali sul fumetto e le community di appassionati non hanno perso tempo e pochi giorni dopo la messa in onda sono spuntate le prime impressioni, recensioni ragionate e doverose introduzioni alla serie. Ne ho lette alcune e raccolgo qui di seguito quelle che mi sono piaciute di più.
L’amico Andrea Bramini per Lo Spazio Bianco ha scritto due articoli in proposito, uno che ripercorre la storia di DuckTales con affinità e divergenze tra il fumetto, la serie classica e il reboot, e una recensione dell’episodio pilota;
Gli amici de La Tana del Sollazzo hanno invece avviato il “Progetto DuckTales”, con una doverosa introduzione e il commento dell’episodio pilota, entrambi a cura di Andrea Mancari;
Questa è invece la recensione di BadComics a cura di Fiorenzo Delle Rupi. Anche loro si cimentano con una doverosa introduzione a cura di Francesco Vacca;
Se poi vuoi un’analisi approfondita di ogni sequenza di questo episodio pilota, Carlo Montori firma, sempre per BadComics, uno speciale in due parti intitolato Behind DuckTales: qui trovi la parte 1 e qui la parte 2;
E ora, finalmente le cose che piacciono a noi fissati: i riferimenti a Carl Barks nella sigla di apertura di DuckTales 2017!
Qui invece una belle recensione di MoviePlayer a cura di Max Borg;
La recensione del Doc Manhattan per il suo Antro Atomico, che è stato il primo a scovato un paio di divertenti inside joke durante la visione dell’episodio;
Per finire, un po’ di dati di ascolto, che per il momento confermano quelli ipotizzati sia da me e sia da tutte le persone che si sono spese nelle recensioni sopra elencate.
Il primo episodio è piaciuto persino a Roberto Recchioni, le cui opinioni sanno dividere le masse meglio di Mosè con il Mar Rosso.
Sio, invece, ha detto la sua su Twitter, facendosi bastare tutti e 140 i caratteri necessari:
Dalla pagina allo schermo e viceversa: le letture obbligate
L’ho già abbondantemente scritto, ma lo ripeto: questo reboot prende e rimastica tutto quello che su Zio Paperone è stato creato principalmente dalle menti di Carl Barks e Don Rosa. Il mio approccio personale con questi due nomi è in realtà piuttosto sbilanciato, dal momento che conosco decisamente meglio il primo: Barks è per me quanto di più vicino ci sia nel mondo Disney a Emilio Salgari, Jules Verne e certe opere di Stevenson, e non nascondo che le sue storie possono aver contribuito a preparare il terreno per la mia predilezione a certa narrativa di genere.
Vuoi arrivare preparato a questi nuovi episodi di DuckTales? Oppure vuoi semplicemente recuperare qualche classico intramontabile? Direi che recuperare l’opera omnia dei due autori citati sia quanto meno necessario e devo riconoscere come in realtà, grazie anche al lavoro fatto in questi anni da Panini, non sia poi così difficile. Storie di Carl Barks e Don Rosa sono infatti attualmente in continua ristampa per la testata Uack! e l’intera $aga è stata completamente ristampata e raccolta all’interno di Tesori International, disponibile anche nella versione cofanetto ad hoc presentato a Maggio in occasione del Napoli Comicon.
Se invece sei uno ossessivo come me (o comunque rischi l’ossessione), puoi aspettare Novembre, quando al Lucca Comics verrà lanciato in anteprima il primo volume della testata Zio Paperone e Paperino, che raccoglierà l’intera Don Rosa Library. Il 2017 è un anno importante perché Paperone compie 70 anni e sono previste diverse uscite legate a questa ricorrenza.
Non si sa che fine abbia fatto, invece, la Carl Barks Library annunciata nel 2012 da Rizzoli Lizard con un piano editoriale che, per volere degli americani, prevedeva l’uscita di circa uno o due volumi all’anno, per un totale di 30 (e la speranza di vederla completata nel giro di una quindicina di anni). Un’operazione di pregio confezionata a stretto contatto con Fantagraphics, l’editore che detiene i diritti dell’opera negli USA. Peccato che ai primi due volumi, Zio Paperone. La disfida dei dollari e Paperino. Il mistero degli Incas, non abbia più fatto seguito nulla. Tra tutto quello che ho citato e citerò qui è credo la più costosa, dato che ogni volume ha un prezzo medio di 25 euro.
Se sei un assiduo frequentatore di mercatini o fumetterie polverose con a disposizione anche una sezione di usato, è probabile che troverai ancora diversi numeri della testata Zio Paperone, che negli anni Novanta ha fatto scoprire Carl Barks a tutti noi lettorini.
Non ti consiglio invece di imbarcarti nella ricerca dei 48 volumi de La Grande Dinastia dei Paperi, allegato del Corriere della Sera risalente al 2008: nonostante fosse un’operazione ben fatta dal punto di vista filologico (è qui raccolta l’intera Carl Barks Library dal 1942 al 1968), recuperare tutto richiede ancora oggi più soldi del suo effettivo valore. Su Internet è comunque abbastanza facile trovare interi lotti rivenduti.
Lo stesso discorso vale anche per un’altra grande opera proposta da Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport nel 2014, ovvero l’omnia di Romano Scarpa. Romano Scarpa è uno dei Maestri del fumetto Disney italiano, universalmente riconosciuto come tale e la cui lettura dovrebbe obbligatoriamente correre in parallelo con quella delle storie di Carl Barks. Il fumetto Disney italiano discende per la maggior parte da Scarpa e non prendere in considerazione dalle sue avventure sarebbe un errore gravissimo. Molte storie sono state riprese negli anni dalle varie testate che ho citato, oltre a essere apparse su Topolino e nelle più svariate raccolte da edicola e libreria.
When Lavinia met Paperon de’ Paperoni
Ripensandoci, non è del tutto vero che DuckTales è alla base del mio mito per Zio Paperone. C’è un precedente ancora più profondo, ed è questo meraviglioso libro ereditato da mia madre:
Pubblicato nel 1973 da Mondadori, che all’epoca deteneva i diritti per la pubblicazione dei personaggi Disney in Italia, questo libro prosegue la scia di libretti di successo come il Manuale delle Giovani Marmotte e il Manuale di Nonna Papera. Testi e disegni sono rispettivamente di altri due Maestri del fumetto Disney italiano che hanno contribuito alla caratterizzazione del personaggio, ovvero Guido Martina e Giovan Battista Carpi.
Il volume, per essere una lettura per bambini o comunque ragazzini, era di una crudeltà che oggi sarebbe inaudita. Guido Martina aveva messo qui il suo Paperone, avaro capitalista dedito esclusivamente al profitto e poco alla famiglia. Il libro è disseminato di aforismi e insegnamenti, le “aureomassime”, come quella nella pagina qui sotto:
Che dice «Fa’ fare agli altri quello che non vuoi fare tu, e intasca gli utili». Poi, il bellissimo abbecedario aureo:
Anche da piccola le cose non mi appassionavano: mi ossessionavano. Riempivo salvadanai di monete per potermeli svuotare in testa e ricordo di aver spesso domandato in famiglia cosa dovessi studiare per diventare come Paperone. La risposta risolutiva me la diede un giorno mio nonno: dovevo scegliere Economia. Ne ebbi la conferma quando iniziò a uscire questo bell’inserto con Il Sole 24 Ore, intitolato L’economia di Zio Paperone, in cui le storie Disney erano alternate a capitoli con vere nozioni di economia e finanza:
Cosa sarebbe successo se mi fossi davvero iscritta a Economia? Chissà! Probabilmente ora sarei ricca e starei per comprare un appartamento in Isola a Milano, con una stanza completamente dedicata a tutti i miei libri e i miei fumetti e una bella riproduzione della Numero Uno.
Sei arrivato fin qua? Allora meriti un premio!
Nonostante abbia tagliuzzato cose sparse, questo numero della newsletter è ancora piuttosto lungo, prendilo pure come un modo per farmi perdonare il ritardo. Voglio ringraziarti per essere arrivato fino a qui con la lettura e lo faccio con una news editoriale: anche l’editore Feltrinelli tenterà di sedersi al tavolo del fumetto lanciando un proprio marchio dedicato a graphic novel e comics, con la consulenza editoriale dell’ottimo Tito Faraci. Anche se non è stato chiarito quando la macchina della comunicazione verrà messa in moto, le prime uscite dovrebbero vedere la luce a partire dal primo trimestre 2018. Inutile dire che sono molto curiosa.
Il titolo di questa newsletter è stato preso ovviamente in prestito dalla sigla italiana di DuckTales.
Sto leggendo Naomi Alderman, Ragazze elettriche, Nottetempo, 2017
Ultimamente ho visto The Host, 2006, Bong Joon-hon (grazie ad Alabama per il suggerimento)
Grazie per avermi dedicato il tuo tempo: se la newsletter ti convince, consigliala pure ai tuoi amici!