Ciao,
hai appena ricevuto nella tua casella mail il numero cinque di Plutocratica Sicumera, una newsletter completamente dedicata al fumetto. Se ti sei iscritto, lo hai fatto perché probabilmente ci conosciamo, oppure mi segui su Twitter e Instagram e hai trovato interessante questa iniziativa. Ti ringrazio per la fiducia e per la compagnia, se hai qualcosa da segnalarmi (o ci tieni a salutarmi) puoi rispondere direttamente a questa mail.
Ebbene, so cosa stai pensando: la cadenza mensile si è già andata a far benedire. Se sei un po’ arrabbiato non ti biasimo, ma come nelle migliori tradizioni ho una spiegazione molto valida. Sempre se hai voglia di starla a sentire, ovviamente.
Metti su l’acqua per un bel tè, oppure un caffè. Siediti: come hai passato questi cinque mesi? Sì, sono passati già cinque mesi, per alcune persone è un tempo lungo abbastanza per cambiare abitudini, città, lavoro, vita, insomma. Mi piacerebbe stare qui a dirti che non è il mio caso, che di solito sono più lenta perché rimugino e ripenso e ragiono, ma la realtà è che poi i cambiamenti più importanti della mia esistenza sono avvenuti tutti nel giro di poco, come un mawashi geri tirato durante un allenamento che non difendi perché sei distratto e perché tanto ti stai solo allenando, salvo poi arrivarti dritto in faccia.
Maggio è uno dei miei mesi preferiti, con buona pace degli amici costretti a passare cinque giorni chiusi nel Lingotto per il Salone del Libro di Torino. Mi piace perché è un mese anticamera dell’Estate: le giornate a Milano sono perlopiù belle e caldine, ma non afose. Si può mangiare fuori la sera, si può iniziare a lasciare le finestre aperte di notte, tutto è fiorito. Posso mettere i mocassini senza sentire né più freddo, né ancora caldo ai piedi.
Nel Maggio dell’anno scorso, proprio durante i giorni del Salone, prendeva forma Plutocratica Sicumera e per festeggiare il primo anno di esistenza, nonostante i numeri inviati siano stati meno di quelli che avevo previsto, ho deciso di regalarmi (e regalarti) un upgrade.
Ebbene sì, Plutocratica Sicumera ha iniziato lo sviluppo da semplice newsletter a progetto più articolato e oggi diventa un sito.
Quando un anno fa ho dato il via alla newsletter ricorderai forse i motivi che mi avevano spinta a farlo. Avevo bene in mente ciò che non volevo che diventasse, ovvero un bollettino di recensioni sulle mie letture, perché tra portali dedicati al fumetto che coprono ogni uscita e canali YouTube il rischio di dispersione era altissimo. Sono partita strutturandola molto poco perché serviva che mi si adattasse di volta in volta; poi però mi sono resa conto che per alcune idee che avevo avuto nel frattempo non era più lo strumento che volevo.
Ok, arriviamo al sodo: la newsletter di Plutocratica Sicumera sta per morire?
Ma assolutamente no! Si tratta di un semplice avanzamento di livello che prima o poi sarebbe in qualche modo arrivato: come spiegavo, le idee che ho sono molte e non possono convergere tutte all’interno di una newsletter. D’altronde, il mio lavoro nella vita fuori dall’Internet (quello per cui percepisco uno stipendio, insomma), consiste anche nel trovare il modo più adatto per comunicare un particolare contenuto: per me è quindi un processo naturale applicare questa metodologia ad altre cose.
Quindi la newsletter di Plutocratica Sicumera diventerà un contenitore di cose presenti sul sito?
No. Nel progetto che ho in mente, la newsletter continuerà ad avere dei contenuti differenziati, per un motivo anche molto pratico di gestione delle risorse a mia disposizione: scrivere una recensione, fare un’intervista (che sia quanto meno interessante per chi la legge) o documentarsi per un approfondimento richiede tempo, impegno, dedizione e sì, anche una parte di soldini. Può succedere che qualcosa a cui avrei voluto dare molto più spazio debba adattarsi alla newsletter, mentre altre volte succederà il contrario, che il contenuto che ho in mente non sia adatto alla forma sito/blog. Poi, a me piace sperimentare e, ancor di più, vedere i risultati!
Ok, mi hai convinto, però il sito mi sembra un po’ spoglio
Una sistematina qua e là, soprattutto dal punto di vista grafico, è necessaria. Ovviamente, non essendo il mio mestiere, ho scelto un layout già esistente che mi sembrava funzionale a ciò che avevo in mente. Non ho intenzione di farlo diventare alla stregua di un portale, colorato e multifunzione: per il momento mi interessa solo avere un posto facilmente accessibile su cui riversare contenuti molto lunghi e articolati. Io la vedo un po’ come se fosse una casa in cui mi sto per trasferire: solo cominciandola a vivere (e riempiendola di minchiate) gli spazi mi si adatteranno.
Ma torniamo a parlare di fumetto
Ci siamo lasciati alle spalle un 2017 di grande fermento, fatto di annunci e ingressi, nell’editoria del fumetto, anche di editori inaspettati: l’anno zero italiano è arrivato e noi, appassionati e professionisti del rimugino, non ci siamo fatti mancare occasione per nuove speculazioni. A inizio anno, in particolare, Matteo Stefanelli aveva scritto per Fumettologica un lungo editoriale in proposito: potevo perdermelo? Assolutamente no, ti dico solo che ho stampato l’articolo e l’ho riempito di glosse; con un po’ di training sulla mia convinzione, ho deciso di non tenere per me queste considerazioni e inviare a Stefanelli tre domande su temi che non mi pareva fossero stati toccati nell’editoriale.
Attenzione! Le domande sono lunghissime! Ovviamente, funziona tutto meglio se leggi (o rileggi) prima l’articolo su Fumettologica.
La prima è una domanda che mi sono posta pensando al sistema di distribuzione in Italia. Se la definizione di editore di fumetto è destinata a svuotarsi e se davvero nel suo futuro prossimo c’è la libreria di varia, mi chiedo: quale sarà il futuro della fumetteria e dell’intero circuito distributivo ad hoc (tra l’altro storicamente inefficiente)?
Le fumetterie penso potrebbero rafforzarsi come librerie verticali, dotate di un’offerta a scaffale molto più ampia rispetto alle librerie di varia, dove la rotazione dei fumetti seguirà grosso modo le dinamiche dell’editoria generalista. Mantenere sempre disponibile una vasta scleta di titoli sarà ancora più importante (anche in funzione anti e-commerce), e potrebbe renderle degli one-stop-shop della categoria. Ovviamente questo a patto che le fumetterie più datate o disorganizzate si adattino a una logica da libreria, che significa anche allestimenti, rapporti di fornitura e marketing ad hoc. La concorrenza delle librerie sarà dura, penso, solo per alcune fumetterie: quelle più passive e più “parziali”. Anche il ruolo della distribuzione potrebbe cambiare perché, penso, la logica dei “distributori esclusivisti per fumetteria” potrebbe trovare concorrenza più forte da parte delle strutture integrate dei grandi gruppi editoriali. Un possibile sviluppo potrebbe persino vedere qualche acquisizione di un distributore specializzato da parte di un distributore generalista. E qualche distributore esclusivista potrebbe “saltare”, se i big della distribuzione libraria decidessero di fare offerte dirette al suo cliente/editore. Ma non è detto, in un ambito così ristretto, dove le posizioni sono ben presidiate...
Tra i vari scenari, inoltre, non essendo più il fumetto un affare per editori specializzati, ho intravisto il rischio di un appiattimento delle professionalità legate a quel tipo di redazione editoriale, che per quel che riguarda i grandi gruppi editoriali saranno figure completamente prese in prestito dalle redazioni già esistenti di narrativa, saggistica o altro. In questo modo, diventa quasi d’obbligo ricorrere all’expertise di pochi consulenti (per esempio Tito Faraci per Feltrinelli Comics, ma forse anche Igort nei confronti di La Nave di Teseo e Baldini & Castoldi) e alla fama, sul web e sui social, degli aspiranti autori, che saranno già in grado di promuovere se stessi (sollevando quindi anche l’ufficio stampa e l’area marketing di una parte del lavoro). È un mio pensiero un po’ apocalittico sul mestiere oppure pensi che possa esserci un fondamento?
Forse mescoli troppe cose insieme, o forse per risponderti avrei bisogno di più tempo!
Mettiamola così: il fumetto, in Italia, vive in una fase di professionalità dei suoi operatori che, tutto, sommato, non è ancora pienamente compiuta. La figura stessa dell’editor, per capirci, non è ancora maturata o, almeno, non lo è nella stessa misura in cui lo è nell’editoria letteraria o di varia. Il che significa che l’ingresso di redazioni extra-fumetto porterà con sé sicuramente delle ingenuità ed errori (la selezione basata sui social, ad esempio), ma anche delle opportunità di arricchimento. La formula ideale in questa fase, a mio avviso, è quella “mista”: editor letterari + consulenti fumettistici, messi a lavorare l’uno accanto all’altro. La notorietà online usata per fare scouting, però, non dimenticare che è un criterio consolidato anche nell’editoria di varia (e letteraria, persino nella saggistica), dunque fattene una ragione! ;)L’ultima domanda deriva un po’ dal fatto che in questi anni mi sono occupata principalmente di editoria digitale: il mercato dei fumetti in ebook è infatti sempre stato lentissimo (potremmo dire quasi fermo). Questa new wave potrebbe secondo te smuovere le acque anche in questo campo, magari proprio grazie all’avvicinamento di lettori dalle abitudini librarie extra-fumettistiche, per utilizzare la tua definizione?
Sarò tranchant: nell’editoria digitale, vedo poco futuro per il fumetto italiano. Sono certo che i grandi gruppi editoriali potranno dare una spinta in più, e penso che vedremo più edizioni doppie carta + digitale. Ma non penso che sposterà molto lo scenario complessivo che, per ragioni di linguaggio e layout, per il fumetto italiano (e comunque anche per il graphic novel più in generale) non riserva grandi praterie di sviluppo... Un conto è leggere 3-4 vignette in formato landscape su un telefono; un conto è leggere 20-30 pagine su un tablet; ma per graphic novel in bianco e nero di centinaia di pagine, resto dubbioso che il futuro preveda spazi enormi.
Su quest’ultima domanda in particolare ho un breve appunto, sempre appellandomi al fatto che, avendo passato gli ultimi sette anni della mia vita nell’editoria digitale, sono un po’ di parte. Più che un appunto è una speranza: la possibilità di sovraesposizione del fumetto potrebbe portare gli editori più grandi a investire parte del proprio tempo anche nella versione digitale, eventualmente con dei progetti appositi (side project, magari per aumentare la visibilità di un autore su cui si intende puntare?) oppure lavorando con gli autori per “ridefinire” un graphic novel in base a differenti dispositivi (dando comunque per buono il fatto che la partita si giocherebbe solo ed esclusivamente su smartphone e tablet).
Forse molto dipenderà anche da come si evolverà la forma graphic novel in futuro, e qui ritorno un po’ sull’interrogativo del pezzo: il graphic novel resterà il fumetto impegnato e impegnativo, dalla elaborazione e produzione lenta? Oppure sterzerà in una direzione che lo sacrificherà sull’altare dello “smart”? D’altronde, il misunderstanding lessicale è già in corso da qualche anno e con “graphic novel” sono stati etichettati sia volumi a fumetti autoconclusivi, in formato libro e dalla foliazione superiore alle 100 pagine, sia tutta una serie di altri prodotti che un tempo avremmo tranquillamente definito “albetti”, “albi”, se non addirittura “giornalini”.
E ora un inedito direttamente dal sito nuovo di zecca
Lo scorso 20 Aprile è stato il #GuarnaDay, in onore di Francesco Guarnaccia. Se ti sembra di averlo già sentito è perché il giovanissimo autore pisano ha già provveduto a farsi un nome militando nel collettivo Mammaiuto, oltre a essersi guadagnato una menzione nell’edizione 2015 dei Gran Guinigi. Iperurania, pubblicato da BAO Publishing, segna l’esordio ufficiale sul mercato per così dire “mainstream”. Grazie a BAO ho avuto l’opportunità di leggere in anteprima l’opera e, soprattutto, di poter incontrare Francesco.
I protagonisti abitano su una sorta di colonia spaziale inizialmente riservata solo agli studiosi di Iperurania, poi diventata un paese. Possiamo definirla una storia di provincia?
Assolutamente sì, infatti in una precedente stesura del fumetto c’era un momento in cui uno dei personaggi diceva quanti abitanti aveva la stazione. L’ho poi eliminato perché era troppo didascalico e non serviva a niente, però era esattamente il numero di abitanti di Pisa.
Parlami invece del tuo stile, quali sono le tue influenze?
Le più evidenti a mio avviso sono Tuono Pettinato, anche se ultimamente si nota di meno, Bryan O’Malley con il suo Scott Pilgrim, il gruppo di autori inglesi sotto l’ala della Nobrow come Luke Pearson e un certo stile di animazione, penso per esempio a Cartoon Network e prodotti come Adventure Time oppure Gravity Falls.
Queste sono due domandine che compongono l’intervista. Per leggerla tutta, ti basta approdare sul nuovissimo sito di Plutocratica Sicumera!
Il 3 Maggio, invece, è stata la volta di Salvezza, nuovo volume di Feltrinelli Comics firmato dalla coppia siciliana Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso. Devo essere molto sincera: era uno dei titoli annunciati da Feltrinelli che più mi interessavano e oggi posso dire che le aspettative sono state davvero ottimamente ripagate. Si tratta di un’opera di graphic journalism: Rizzo e Bonaccorso, infatti, lo scorso Novembre hanno passato circa tre settimane a bordo dell’Aquarius, nave appartenente alla ONG Mediterranée che si occupa del soccorso dei migranti. Hanno assistito alle operazioni di salvataggio di molti profughi provenienti perlopiù dagli stati dell’Africa meridionale, hanno parlato con queste persone, le hanno filmate, fotografate e disegnate. Il risultato è qualcosa di estremamente toccante e al tempo stesso coerente dal punto di vista formale. Non voglio dir di più perché scrivere di Salvezza in modo un po’ più articolato sarà (sarebbe) uno dei prossimi contenuti del sito.
Il quarto d’ora di gloria di Plutocratica Sicumera
I mesi successivi al trasloco sono stati un po’ affollati, però anche soddisfacenti. Per esempio, ti sei accorto che il numero dedicato ai DuckTales è finito su Fumettologica? Trovi l’articolo qui, sei ancora in tempo per recuperarlo.
E ancora, ho avuto l’onore di partecipare allo speciale che gli amici de Lo Spazio Bianco hanno dedicato ai 70 anni di Zio Paperone: ho scritto una cosina al volo sull’indimenticabile Rodolfo Cimino, non vuole essere niente di esaustivo, né di particolarmente innovativo, solo un piccolo omaggio al Paperone ciminiano.
Come se non bastasse, il quarto d’ora di gloria ha raggiunto anche l’etere con una piccola presentazione della newsletter all’interno della puntata n° 60 di Tizzoni d’inferno, il podcast dedicato al fumetto condotto da Tito Faraci e Matteo Scandolin, prodotto dalla piattaforma Querty.
Ma soprattutto, è stato inaspettato e piacevole il supporto e i complimenti che ho ricevuto in questi mesi da chi mi conosce poco o per nulla e si è iscritto perché mi ha semplicemente intercettato sui social oppure ascoltando Tizzoni. Seppure con qualche numero in meno, in un anno di vita Plutocratica Sicumera ha raggiunto uno scopo bellissimo: parlarti di fumetto nell’unico modo che conosco e so fare, e avvicinare nuove persone con cui scambiare quattro chiacchiere all’ombra della Madonnina.
Plutocratica Privacy
Venerdì 25 Maggio è entrata in vigore la GDPR (General Data Protection Regulation) che prevede regole più rigide sul trattamento dei dati personali. Te ne sarai accorto dalla mole di mail legate a informative sulla privacy ricevute in quest’ultima settimana, ma nel caso in cui fossi stato in ferie negli ultimi tre mesi, ti consigli di leggere questo articolo de Il Post per saperne di più. Voglio rassicurarti sul fatto che i dati che mi hai fornito in fase di iscrizione, cioè l’indirizzo mail a cui arriva Plutocratica Sicumera, viene utilizzato solo ed esclusivamente per far sì che questa simpatica newsletter arrivi sana e salva nella tua casella e che tu abbia qualcosa di interessante da leggere sui mezzi pubblici. Io penso che un po’ ti fidi di me, altrimenti non avresti accettato di ricevere consigli non richiesti su un argomento di cui non ti interessa, ma nel caso in cui ce l’avessi con Tinyletter, la piattaforma che mi ospita, puoi cancellarti cliccando sull’Unsubscribe che trovi in calce alla mail.
Un piccolo elenco di cose prima di congedarci
In questi giorni si sta tenendo a Roma l’ARF Festival e a Milano il Wired Next Fest (che ieri ha ospitato ZeroCalcare). Io non sono a nessuno dei due eventi, ma cercherò di seguire eventuali annunci dal primo, che per la quarta edizione ha messo in campo un paio di novità interessanti. Nel frattempo, Wired ha pensato bene di riprendere alcune affermazioni sul suo futuro da fumettista;
Sempre a proposito di ZeroCalcare, a Maggio è uscito anche il secondo volume dei dittico Macerie Prime (BAO Publishing). I due volumi sono costellati di nuovi personaggi un po’ allegorici mai apparsi prima che l’autore stesso ha provveduto a spiegare, tramite disegno, alla redazione de Il Post;
Per gli amici milanesi di Plutocratica Sicumera, però, Martedì 29 Maggio, dalle 18.30, sarò in Feltrinelli Duomo per seguire la presentazione di Stelle o sparo, fumetto d’esordio di NOVA (BAO Publishing). Il volume era venduto in anteprima al Salone del Libro di Torino, dove ho potuto dargli un’occhiata. Mi ha molto incuriosito e penso che lo comprerò;
Maggio ha segnato anche un nuovo inizio: quello di Igort a direttore di Linus. Al di là della facilità di connessione (Linus è oggi pubblicato da Baldini & Castoldi che è stata acquisita da La Nave di Teseo che esattamente un anno fa inglobava Oblomov, la creatura editoriale di Igort), sono stata una lettrice di Linus durante i primi anni 2000 e, come un po’ tutti gli interessati, non mi sono fatta sfuggire il primo numero del nuovo corso. Sto valutando se parlarne o meno, sicuramente non appena riuscirò a leggerlo (ebbene sì, l’ho solo sfogliato, complice anche l’averlo trovato nelle edicole milanesi solo una settimana dopo l’uscita) avrò le idee più chiare su cosa dire, nel caso volessi dire qualcosa, mica detto;
Ricordi quando nei primissimi numeri di Plutocratica Sicumera ti parlavo di Mondadori Oscar Ink? È uscita per Fumettologica una lunga intervista al direttore editoriale degli Oscar Luigi Belmonte e all’editor Marco Rana. A un anno di distanza dal lancio più o meno ufficiale finalmente qualcuno parla di linea editoriale, progetti e spiega qualcosina in più;
Domenica 10 Giugno al mitico Secco sul Naviglio Grande (Via Fumagalli 2) Tito Faraci e Matteo Scandolin di Querty registreranno live una nuova puntata di Tizzoni d’inferno, ovviamente mi trovate anche lì.
Dunque, penso di aver detto tutto, ti aspetto anche sul nuovissimo sito a cui spero vorrai bene come ne vuoi a questa newsletter. Se vuoi farmi sapere cosa ne pensi, nel bene e nel male, oltre a rispondere a questa mail come già sai, puoi inviarmene una all’indirizzo lavinia@plutocraticasicumera.it, giusto perché non avevo abbastanza caselle di posta da leggere quotidianamente.
Il titolo di questa newsletter, per una volta, non è stato preso in prestito, né si tratta di una citazione anche se potrebbe esserlo benissimo.
Sto leggendo Bruno Munari, Design e comunicazione visiva, Laterza 2017 (con il progetto grafico a cura di Riccardo Falcinelli)
Ultimamente ho visto la stagione 1 di Aggretsuko, Netflix
Grazie per avermi dedicato il tuo tempo: se la newsletter ti convince, consigliala pure ai tuoi amici!