A fine Maggio ricorre il compleanno di Plutocratica Sicumera: a voler essere precise, il numero zero partì il 27 Maggio del 2017. La ricorrenza di tutti questi 7 in realtà fu un po’ voluta, perché è quello che definirei il mio “numero preferito”. E mi piace pensare che non sia nemmeno un caso il fatto che Plutocratica Sicumera nasca sotto il segno dei Gemelli, a cui mi sento clamorosamente affine, forse perché è anche il mio ascendente.
La vita di questa newsletter è stata un po’ altalenante, ma anche nel lungo periodi in cui non l’ho inviata non ho mai pensato di definirla un progetto morto, anzi: si è evoluto insieme a me, com’è giusto che sia.
Sette sono gli anni passati dal momento in cui è partito il numero zero: ecco quindi che colgo questa occasione, oltre all’arrivo di un po’ di iscrittə nuovə, per celebrare ciò che di bello c’è stato fin qui.
Throwback Wednesday
Dopo un numero zero in cui dichiaravo i miei primi intenti e un paio di numeri che, riletti oggi, definirei carini, ma passabili, il successo di Plutocratica Sicumera è arrivato con il numero 3, inviato nel Settembre 2017: mi ero cimentata nella scrittura di una “breve” monografia su DuckTales, che quell’anno, dopo trent’anni esatti, tornavano in televisione con nuovi episodi, una veste grafica pazzesca e persino un aggiustamento del tiro rispetto alla serie classica.
Il numero fece un po’ il giro del web fumettistico, finendo poi ripreso come articolo da Fumettologica, epurato un po’ delle parti strettamente personali.
Non vorrei dirlo, ma sono passati trent’anni
L’America conosce DuckTales il 18 Settembre 1987, in Italia sarebbe stato trasmesso dalla Rai solo un anno dopo e io sarei nata solo nel Marzo del 1989: il caso ha voluto che mio padre quell’anno acquistasse il primo videoregistratore della sua vita e, per testarne il funzionamento, registrasse cose a caso. Così mi sono ritrovata, e probabilmente mi ritrovo ancora oggi anche se non saprei più dire in quale casa di quale regione, la maggior parte degli episodi di DuckTales su VHS talmente pesanti che sarebbero in grado di uccidere se lanciati contro qualcuno o qualcosa.
Di per sé DuckTales segna un vero e proprio punto di svolta nel mercato dell’entertainment televisivo di breve durata, in cui la Disney aveva tentato l’approccio qualche anno prima. Dopo la conclusione della serie con il centesimo episodio trasmesso nel 1990 e la produzione nello stesso anno del lungometraggio Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta, ciò che rimase furono tanti bei ricordi nelle nostre testoline e una serie di gadget come i videogiochi per le console del periodo (Nintendo NES e Game Boy, Commodore, Amiga) e qualche puzzle.
In questo stesso numero segnalavo anche una news che fino a quel momento era rimasta mormorata solo all’interno degli ambienti editoriali, ovvero che Feltrinelli avrebbe lanciato il marchio Comics nel primo trimestre dell’anno successivo con Tito Faraci come direttore editoriale. Mi hanno riferito, qualche tempo dopo, che l’aver buttato lì quella notizia ha un po’ scombussolato i piani di segretezza editoriale, e che fu quindi deciso di uscire con l’annuncio ufficiale qualche giorno dopo.
Per il numero successivo, il 4, decisi che era arrivato il momento di fare una panoramica/piccola guida dei principali premi italiani dedicati al fumetto, visto che ci eravamo lasciatə alle spalle Lucca Comics e le principali uscite autunnali del 2017 erano già state annunciate.
Come nei migliori abbrutimenti, da qualche anno la mia parte professionale ha preso il sopravvento e sono diventata più attenta anche ai riconoscimenti dedicati al fumetto. Perché sì, premiano pure i fumetti, sia in Italia, sia all’estero. Non esistendo una tradizione filantropica a mo’ di Strega, i premi fumettistici italiani si sono legati alle principali manifestazioni, quindi alle fiere del fumetto, ed essere legati a un evento fieristico significa fare i conti anche con il decadimento dello stesso, a meno che non sei una corazzata per professionisti come la Bologna Children’s Book Fair.
La verità è che comunque io stessa ci ho messo un po’ a raccapezzarmi con tutti i maggiori riconoscimenti esistenti e attivi, tra fiere storiche, cambi di nome, fiere defunte e premi emergenti, e siccome questa newsletter soffre anche della sindrome da servizio pubblico, ho deciso di fare una cosa che mi riesce molto bene: mettere ordine. Qui di seguito ho stilato una lista dei premi italiani attualmente conferiti, cercando di dargli anche un ordine gerarchico di prestigio, che fondamentalmente rispecchia poi il prestigio della fiera stessa.
Da parte mia c’era l’intenzione di fare una sorta di sequel anche per i principali premi stranieri: non l’ho più fatto, ma se, voi che leggete, pensate che potrebbe essere interessante e volete darmi un feedback in proposito, posso rimettere l’argomento in pista.
Tra celebrazioni per il primo anno di vita e consigli per le letture estive, arriviamo al numero 8, dove poi mi son fermata: al suo interno, c’era un breve recap di alcuni eventi dedicati al fumetto e all’illustrazione a cui avevo preso parte in prima persona e due brevi interviste a Valeria Foschetti, animatrice della Fanzinoteca La Pipette Noir, e Giulia Sagramola sulla loro partecipazione all’ELCAF - East London Comics & Arts Festival.
Dal Monferrato ad Albione, sulla linea del fumetto
A metà Giugno a Londra è, invece, tempo di ELCAF - East London Comics & Arts Festival, una manifestazione indipendente solitamente popolata dalla piccola e micro editoria illustrata, fumettisti e illustratori con i propri lavori, e mondo dell’autoproduzione. L’ELCAF nasce nel 2012, non dall’idea di un’associazione o un comitato, bensì per volere di una casa editrice, anch’essa indipendente: la Nobrow, che ha in catalogo le opere di Luke Pearson e John McNaught, nonché uno degli editori privilegiati da BAO Publishing, che negli anni ha cercato di portare in Italia alcuni dei migliori libri da loro pubblicati.
Penso che l’ELCAF rifletta molto l’approccio all’editoria illustrata della Nobrow, fatto di estrema cura nella selezione degli autori e nella scelta dei materiali di stampa; queste, però, sono delle mie supposizioni basate su qualche resoconto che avevo letto negli anni, non avendo mai ancora avuto modo di andarci. Siccome avevo voglia di raccontarti comunque questo festival, ho deciso di chiedere a chi all’edizione di quest’anno ha partecipato davvero: Valeria Foschetti e Giulia Sagramola.
In mezzo, anche un brevissimo tentativo di creare una sorta di piccolo sito in cui riportare interviste lunghe ed eventuali approfondimenti: nella foga di inserire tutto ciò che capitava nel mondo del fumetto, quasi dovessi fare un servizio pubblico, tendevo a sbrodolare e a produrre dei numeri fin troppo lunghi. Era successa una cosa molto banale: mi era sfuggito proprio ciò che caratterizzava il progetto e il motivo che mi ha sempre allontanata dai portali istituzionali dedicati al fumetto, ovvero esprimere il mio punto di vista di lettrice più o meno “qualificata”. Questi anni di fermo nella pubblicazione sono serviti proprio a questo: a chiedermi quale fosse il focus che mi interessava tenere e portare a chi legge. Sto ripartendo da qui, ragionando meglio sulle cose, finalmente liberata dal pensiero di dover dimostrare a un settore di riferimento quanto me ne intenda.
Una cosa divertente che spero di fare ancora
Nonostante gli anni di silenzio, c’è ancora qualche editore che ha tenuto il canale aperto anche con me: uno di questi è BAO Publishing, che mi ha invitata al Piccolo Teatro Strehler per la presentazione del nuovo fumetto di Zerocalcare, Quando muori resta a me. Ospite d’eccezione: Neri Marcorè, nonché voce dell’audiolibro tratto dal volume, prodotto da Storytel.
Plutocratiche segnalazioni
Con l’intento di riequilibrare le forze nell’Universo, ho pensato che in questo numero fosse anche giusto lasciare un po’ di spazio alle cose altrui in cui mi sono imbattuta in queste settimane.
Durante i giorni del Salone del Libro di Torino, un caro amico che era presente per lavoro mi ha scritto dicendo che finalmente il fumetto si stava prendendo lo spazio che meritava. E infatti, ecco che Andrea Fiamma scrive per Fumettologica un reportage su questa trovata centralità;
Una delle mie newsletter preferite, Singolare, Femminile di Alice Cucchetti e Ilaria Feole, ha intervistato Giorgia Sallusti, curatrice del volume Genere e Giappone. Femminismi e queerness negli anime e nei manga. Il libro è nella mia wishlist di lettura da diverso tempo, l’intervista, invece, si può leggere qui;
Restando sul manga, Mara Famularo ha scritto un bel pezzo su Kimagure Orange Road (più famoso da noi con il titolo di È quasi magia, Johnny) e l’adolescenza agrodolce di tuttə noi millennials;
Allontanandoci dal fumetto, invece, nell’ultimo numero di Sudestada ci sono due interviste a due autrici sudamericane: Camila Sosa Villada e Guadalupe Nettel. Della prima, ho letto e apprezzato moltissimo Le cattive, la seconda è ancora nella wishlist di lettura, ci arriverò;
Grazie alla home un po’ “disordinata” di Substack, ho scoperto un paio di newsletter che hanno catturato il mio interesse: la prima, a tema libri, che si intitola Lunediomartedi; la seconda si intitola Una figlia per amica, è incentrata sul rapporto madre-figlia e la scrive Serena Blasi;
Infine, ringrazio l’illustratrice Cristina Portolano per aver citato nella sua newsletter il numero dedicato a Bruna Mateldi Moretti.
Non solo fumetto, per fortuna
Un Maggio cinematografico un po’ scarso, durante il quale la mia voglia di vedere film o serie TV ha lasciato un po’ il passo alla lettura.
Ho mancato la Parte 2 di Dune al cinema, l’ho recuperata noleggiandola su Prime Video, con un’amica e un sushi.
Sempre su Prime Video, ho riguardato uno dei miei film preferiti di Nanni Moretti, Caro Diario: con Moretti condivido una certa curiosità per l’architettura e gli spazi urbani, la prima parte in cui gira per Roma in vespa mi aveva molto colpita e se avesse fatto un film solo di case l’avrei guardato subito. Quando ho visto questo film per la prima volta avevo tra i 17 e i 18 anni, e i quarant’anni a cui alludeva mi sembravano così lontani: oggi sono decisamente vicini e non ho ancora avuto modo di fare un viaggio alle Eolie.
Su Disney+ ho visto All of us strangers di Andrew Haigh, non nascondo che ad attirarmi è stata la coppia di protagonisti Andrew Scott e Paul Mescal, ma per quanto meravigliosamente bravi, la storia non mi ha convinta. Sempre su questa piattaforma ho recuperato la seconda stagione di The Bear.
Su MUBI ho visto Sick of myself di Kristoffer Borgli: inizialmente, avevo un po’ di timore nel guardarlo perché me n’ero fatta un’idea un po’ cruda e drammatica, con scene al limite del body horror; in realtà, per quanto la crudezza non sia assolutamente da escludere, si finisce più per trovare grottesca la protagonista e l’intera situazione. Non posso dire che mi sia piaciuto, ma vale la visione, sia per la storia raccontata (mi sono ritrovata a pensare a tutte quelle volte in cui ho magari calcato la mano su particolari accadimenti solo per il gusto di attirare l’attenzione di una persona specifica), sia in quanto produzione europea un po’ fuori dai soliti giri.
Se qualcunə volesse provare MUBI, iscrivendovi tramite questo link avrete un mese gratis, anziché una sola settimana.
Nonostante l’affollamento di fumetti che ho preso in biblioteca e che giacciono sul carrellino IKEA a mo’ di TBR, sto dedicando molto più tempo alla lettura di testi: in particolare, Il femminismo non è un brand di Jennifer Guerra, una buona introduzione alle tematiche legate al pink washing, e di come l’ingerenza neoliberista abbia aperto la strada a un’appropriazione di certe battaglie da parte di marketing e comunicazione; poi, Ritratto di signora di Henry James, per continuare il programma dei Mattoni Americani di Ilenia Zodiaco. Di lui avevo letto solo Giro di vite, fui un’adolescente pavida e non affrontai mai le 700 pagine di cui Ritratto di signora è fatto: un peccato, la me di 16 anni avrebbe adorato il personaggio di Isabel Archer.
Ducktales, con quella musichetta indimenticabile.
(Grazie davvero per la citazione 🩷).
Grazie mille per avermi segnalata, mi rende molto felice! ❤️